Il settore del trading è magnifico! I mercati sono accessibili da chiunque. Nessun lungo percorso di studi, test d’ingresso, apprendistato. In più, con l’avvento delle Prop firm, anche la sottocapitalizzazione costituisce una barriera d’ingresso decisamente meno problematica da superare rispetto a pochi anni fa.
Eppure i numeri parlano chiaro: la percentuale di successo dei trader che riescono a concludere l’anno in profitto, al netto delle commissioni di esecuzione e dei costi relativi a datafeed e piattaforma, oscilla tra il 3% ed il 5% [1] a seconda dei campioni di popolazione presi in esame.
Questa percentuale sale fino al 50% nei trader definiti come “istituzionali”, ossia coloro che lavorano in enti come istituti di credito, fondi pensione ecc.

CAR = rendimento anormale cumulativo (aggiustato per il mercato) Il grafico mostra quanto i rendimenti differiscono dalle aspettative per le azioni acquistate meno le azioni vendute da istituzioni e individui, ponderate per il valore netto delle azioni acquistate e vendute. Le azioni che sono acquistate nette dalle istituzioni superano quelle che sono vendute nette di quattro punti percentuali dopo 140 giorni di negoziazione. Fonte: “Just How Much Do Individual Investors Lose by Trading?”, Brad M. Barber, Yi-Tsung Lee, Yu-Jane Liu e Terrance Odean, The Review of Financial Studies, Volume 22, Numero 2, 2009. © Oxford University Press
Qual è il motivo dietro la differenza di profittabilità tra trader indipendenti ed istituzionali?
Semplice: in primo luogo i trader “istituzionali” vengono selezionati tramite un processo di validazione delle loro skill. Successivamente essi vengono istruiti ad eseguire un’operatività che sfrutta un edge statistico proprietario, fondato su condizioni di esecuzione particolarmente agevolate, come ad esempio commissioni più basse, canali preferenziali per la ricezione delle news ed altri strumenti non accessibili ai cosiddetti “retail”.
Infine essi hanno a disposizione una forma di mentoring costante da parte degli operatori più esperti.
Un contesto che rappresenta una via di mezzo tra istituzione e retail è quello degli hedge fund.
I trader finanziati da un fondo privato tendono ad avere una percentuale di successo inferiore rispetto ai trader istituzionali, ma molto superiore rispetto a quella dei trader autonomi. Questo perché da un lato essi non dispongono dell’edge proprietario fornito dall’istituzione.
Spesso, infatti, essi devono costruirsi una strategia profittevole in maniera semi-autonoma. Tuttavia a loro vantaggio accorre in soccorso l’eventuale mentoring offerto dai veterani del fondo stesso.
In più, essi -analogamente ai trader “istituzionali”- sono sovente selezionati tramite una specifica batteria di test, tesa ad analizzare il background del candidato o della candidata e vari aspetti della propria personalità.
Questo è proprio uno degli oggetti di studio di Brent Donnelly nel suo libro “Alpha Trader”, che nella sua prima parte raccoglie diverse statistiche relative alle tematiche sopra esposte. La domanda quindi è la seguente: da trader privati è possibile utilizzare questi dati a nostro vantaggio? Quali sono i tratti cognitivo-comportamentali che differenziano un trader profittevole dal restante 95%?
E’ forse una…
Questione di intelligenza?
“Intelligenza” è un termine generico che può riferirsi a fattori eterogenei a seconda del contesto preso in esame.
Per quanto riguarda l’analisi in questione, è necessario restringere il campo al “Quoziente Intellettivo” (IQ). Ossia l’analisi delle skill di “pattern recognition”, tramite test validati da una norma statistica ed impiegati in ambito clinico.
Ad IQ alti è associata una propensione a visualizzare e quindi comprendere più velocemente concetti di natura matematico-statistica. Quest’ultima è di enorme importanza nel trading, poiché è l’elemento alla base del Risk Management.
Disponiamo quindi di statistiche relative alla correlazione tra IQ e profittabilità nel trading?
La risposta è negativa, tuttavia è possibile analizzare la relazione tra IQ e reddito ed IQ e performance accademica.
A redditi molto più alti della media sono associate attività di tipo imprenditoriale, tra le quali è possibile includere l’attività da trader autonomo; se non altro per la somiglianza che intercorre tra le probabilità che ha una startup di riuscire a sopravvivere, con quelle che ha un trader autonomo di chiudere l’anno in positivo.
Ad esempio, nel mondo del self-publishing, si consideri che le statistiche aggiornate al 2023 indicano che il 90% degli autori che pubblicano in maniera autonoma vendono meno di 100 copie l’anno [2] e solo poco più del 2% in totale riescono a superare le 5000 copie vendute [3]. Un quadro molto simile alla percentuale di successo dei trader autonomi!
La relazione tra IQ e performance scolastica, invece, mette il lettore nella condizione di comprendere se l’IQ abbia effettivamente un ruolo in percorsi che mettano alla prova le abilità di problem solving, la comprensione di concetti nuovi e la loro memorizzazione.
Come visibile dalle due rappresentazioni statistiche proposte di seguito, recentemente è emersa una correlazione leggermente positiva tra IQ e reddito, così come tra IQ e performance accademica.

Statistiche di Jonatan Pallesen https://jsmp.dk/posts/2019-06-16-talebiq/
Il primo grafico indica la distribuzione di IQ (asse X) e reddito annuo (asse Y) per un dato campione di popolazione. Mentre il secondo grafico mostra una rappresentazione simile per l’IQ (asse X) rapportato alla media scolastica (asse Y).
In entrambi i casi è possibile notare come il quadrante rosso (alto IQ + reddito annuo superiore a 200k USD l’anno; o alto IQ + alta rendita scolastica) indichi una densità maggiore di match rispetto a quello blu (medio/basso IQ + reddito annuo superiore a 200k; medio/basso IQ + alto rendimento scolastico).
Tuttavia è molto importante notare che, nel grafico relativo al reddito, la concentrazione di match più densa rimane quella nell’area inferiore a 50k USD di reddito annuo in maniera trasversale per tutto l’asse X, indicando che, sebbene sia osservabile una correlazione tra IQ alto e reddito annuo sopra la media, comunque la grande maggioranza dei soggetti ad alto IQ hanno un reddito annuo inferiore a 50k USD l’anno, esattamente come i soggetti ad IQ medio-basso.
Un trend rialzista leggermente più chiaro è osservabile invece nel quadro relativo al rapporto tra IQ e performance scolastica, dove effettivamente il fattore “intelligenza” sembra contare maggiormente sulla performance accademica rispetto al reddito, benché sia osservabile un’enorme volatilità attorno alla media tracciata.
Sono identificabili infatti parecchi casi di soggetti ad alto IQ con uno scarso rendimento scolastico, così come altrettanti casi di soggetti con IQ medio-basso che dimostrino un alto rendimento scolastico.
La performance scolastica risulta essere un indicatore più affidabile rispetto all’IQ in relazione al “successo” personale ed al reddito annuo. [4]
Questo perché l’intelligenza è solo uno dei molteplici fattori che siano in grado di influenzare l’andamento dello studente, o della studentessa. L’etica del lavoro, la disciplina e specialmente l’autocontrollo giocano un ruolo di importanza equivalente, se non superiore.
La personalità dell’individuo quindi può annullare i vantaggi dati da un alto IQ o, al contrario, supportarli, favorendo quindi l’acquisizione delle competenze necessarie per avere successo nell’ambito in cui il soggetto sceglierà di competere. Trading incluso.
Quali sono quindi i tratti di personalità maggiormente impattanti sul trading e ad ogni altra attività che si basi su una performance?
L’impatto della coscienziosità
La coscienziosità è un tratto di personalità relativo alla tendenza dell’individuo di organizzare la vita ed il lavoro in modo efficiente e pianificato.
Una persona dotata di un alto livello di coscienziosità non ha difficoltà a stilare To-Do list e ad essere puntuale agli appuntamenti. Al contrario, bassi livelli di coscienziosità sono alla base di un’organizzazione del lavoro basata maggiormente sull’arte dell’improvvisazione.
Sebbene gli altri tratti di personalità, come ad esempio la tendenza ad essere introversi o estroversi, siano piuttosto stabili per tutta la durata della vita, la coscienziosità è soggetta ad un costante mutamento con il progressivo avanzare dell’età del soggetto. Essa trova infatti il suo minimo nel corso dell’età adolescenziale, per poi crescere in modo lineare dopo i 20 anni, trovando infine il suo massimo picco generalmente dopo i 50 anni di età. [5]

Medie per la Coscienziosità generale (A) e per le sue sfaccettature (B), in base all’età e al sesso. Le linee singole mostrano le medie per i maschi, e le linee doppie mostrano le medie per le femmine. — Soto, Christopher & John, Oliver & Gosling, Samuel & Potter, Jeff. (2011). Age Differences in Personality Traits From 10 to 65: Big Five Domains and Facets in a Large Cross-Sectional Sample. Journal of Personality and Social Psychology. 100. 330-348. 10.1037/a0021717.
Ad un’alta coscienziosità è associato un alto livello di “self-control”. L’autocontrollo è in assoluto il fattore comportamentale più importante che caratterizza i trader di successo [6]. Basti pensare all’importanza della gestione del rischio ed a quanto sia facile liquidare un conto quando un trader è in piena fase di “revenge-trading” impulsivo.
L’autocontrollo consente al trader di applicare una strategia in modo meccanico, senza deviare dai trigger di esecuzione o dalla size predeterminata.
I trader di successo non cercano di forzare il proprio bias sui mercati. Rimangono semplicemente in attesa dell’occasione giusta e, quando è il momento, premono sul grilletto seguendo il proprio piano d’azione.
Le vulnerabilità

Tu, alla terza challenge liquidata di fila.
Un tratto di personalità che ha un impatto negativo sui trader è l’inclinazione a soffrire di nevrosi, quali irritabilità, ansia e depressione.
L’irritabilità mette in crisi il “self-control”, rendendo il trader incline all’over-trading ed a prendere decisioni impulsive che comportano una deviazione dal piano; in altre parole, dalla strategia di trading predeterminata.
L’ansia, al contrario, mette sempre in crisi l’esecuzione corretta del piano di trading, ma questa volta per via del fatto che il trader non si esponga al rischio nonostante l’evidenza di un setup operativo sul grafico.
La depressione, infine, espone il trader ad un self-talk negativo che impedisce di confidare nelle proprie capacità in modo razionale, impedendo quindi una corretta analisi della propria operatività.
Autovalutazione e miglioramento personale
Poniamo il caso di un trader che si riconosca come un individuo nevrotico, al contempo con bassi livelli di coscienziosità. È possibile invertire la rotta in qualche modo?
I livelli di coscienziosità possono essere alzati, sforzandosi di applicare nel quotidiano le seguenti strategie comportamentali:
La leva della frizione
Qualsiasi individuo tende a procrastinare quelle attività che effettivamente possano avere un impatto positivo sulla salute o la crescita personale. Questo perché esse richiedono sempre una buona dose di sforzo.
Al contrario, l’innalzamento istantaneo dei livelli di dopamina che induce una sessione di scrolling compulsivo di un’ora su TikTok non è mai soggetto a procrastinazione. Questo perché vi è una gratificazione immediata a fronte di nessuno sforzo.
Svolgere un’attività che richieda sforzo attinge alle riserve di “motivazione” dell’individuo e queste non sono infinite.
Va da sé che, come detto da James Clear in Atomic Habits, più intensa è la frizione che si frappone tra l’individuo e l’inizio del compito, più alta sarà la motivazione necessaria per alzarsi dal divano, cominciando a lavorare sul suddetto task.
Vediamo un esempio pratico:
Se il mio obiettivo è quello di andare a correre tutti i giorni per 20 minuti, ma ritengo sensato mantenere le mie scarpe da running nella loro confezione, comodamente riposta sul terzo scaffale del mio ripostiglio, dietro ad un inenarrabile quantitativo di cianfrusaglie e scatoloni, sto attivamente sabotando le probabilità di successo che ho di rispettare il mio goal con costanza.
Infatti, ogni qual volta avrò l’intenzione di andare a correre, prima dovrò compiere una tediosa caccia al tesoro semplicemente per trovare le scarpe, ponendomi quindi nella condizione di poter cominciare l’attività prefissata.
Il risultato abbastanza ovvio è che, complici fattori esterni, alla prima giornata in cui la mia motivazione intrinseca di compiere tale attività sarà particolarmente bassa, la probabilità di rinunciare alla corsa, optando per l’alternativa “TikTok sul divano”, sarà molto alta.
Questo è un esempio di “frizione intensa” che, in questo caso, ostacola l’esecuzione di un’attività avente un impatto positivo per la salute.
Se il mio obiettivo è quello di dimagrire, ma non posso fare a meno di quei deliziosi biscotti al cioccolato che mi ostino a comprare ogni weekend, per poi riporli in cucina in una bacinella alla luce del sole -liberamente accessibili- , al primo cedimento motivazionale nella mia intenzione di ridurre l’apporto di Calorie che ingurgito ogni giorno, finirò inevitabilmente per afferrare una bella manciata di biscotti.
Questo è un esempio di “bassa frizione” che facilita l’esecuzione di un comportamento impulsivo avente un impatto negativo per la salute .
La soluzione? Semplice: ridurre la frizione per l’esecuzione dell’attività positiva, piazzando le scarpe da running direttamente di fianco alla porta d’ingresso e, al contempo, aumentare la frizione per l’esecuzione attività negativa, magari non conservando affatto in casa i biscotti, ma imponendosi la regola di poterli consumare soltanto al di fuori della propria abitazione.
In questo modo sarò costretto a compiere uno sforzo che effettivamente fungerà da test per la reale volontà di consumare quei biscotti. E magari, non sarebbe un brutto affare riempire quella bacinella in cucina con della frutta di stagione.
Il trucco sta nell’impiegare la frizione a proprio vantaggio per rendere più difficili da eseguire le attività “negative” per la salute e/o la crescita personale, ed, al contrario, più facili le attività aventi un impatto “positivo”.
Effetto Zeigarnik e micro-goal
E’ più facile scrivere un libro da 200 pagine o un post da 1500 parole?
Un libro da 200 pagine sono circa 60000 parole.
60000 parole sono 40 post da 1500 parole.
Cos’è un libro se non l’aggregazione di diversi post capitoli?
Quando bisogna affrontare una qualsiasi attività che richieda partecipazione attiva, il cervello umano registra anticipatamente il quantitativo di percepito di sforzo.
Porsi l’obiettivo di scrivere un libro intero può facilmente far scattare la procrastinazione, deviando quindi dal piano predeterminato per via dell’apparente “enormità” del compito auto-assegnato.
Al contrario, cercare di scrivere un post da 1500 parole è molto più facile da accettare mentalmente, così come lo è porsi l’obiettivo di dedicare 15 minuti ogni giorno al journaling dei propri trade, piuttosto che dedicare l’intero weekend alla catalogazione retroattiva dei trade della settimana.
Ora che il task è stato spezzettato in qualcosa di più facilmente percepibile come fattibile senza andare in burnout al solo pensiero, ecco che è possibile sfruttare un semplice trucco per aumentare al massimo le probabilità di riuscire effettivamente a rispettare l’obiettivo prefissato: imporsi ogni giorno di completare esclusivamente il primo step: l’inizio del compito.
Ritornando all’esempio relativo alla scrittura dei post da 1500 parole, il primo step è quello di aprire l’editor di testo e leggere l’indice degli argomenti.
Nel caso del journaling per i trader, il passo iniziale è quello di aprire il proprio software di journaling o Excel e la cartella contenente gli screenshot dei propri trade.
Il resto verrà da sé, ed anche se abbandonerai l’esecuzione del task in quel momento -per qualsiasi ragione essa sia- con molta probabilità lo riprenderai più tardi.
Questo è il cosiddetto “effetto Zeigarnik” [7], un fenomeno descritto dalla psicologa russa Bluma Zeigarnik nel 1920 che descrive la tendenza delle persone a ricordare meglio le attività interrotte o non completate rispetto a quelle portate a termine.
La ricetta per migrare verso un’auto-gestione del lavoro più coscenziosa sta nello spezzettare l’obiettivo finale in tanti micro-sub task, ponendo l’attenzione esclusivamente su di essi.
Ed ecco che, facendo buon uso dell’effetto Zeigarnik, dedicando 1500 parole a settimana relative agli argomenti predeterminati, in meno di un anno il progetto apparentemente mastodontico del libro da 60000 parole è fatto.
Gestire i fattori limitanti
Ansia, depressione, irritabilità: in altre parole, la kryptonite del trader. Devi quindi considerarti non adatto o non adatta se ti ritrovi ad essere incline a queste tipologie di nevrosi?
Sicuramente si tratta una forte vulnerabilità, tuttavia pratiche evidence-based come la mindfulness e la terapia cogntivo comportamentale, dotandosi possibilmente del supporto di un professionista, possono aiutare a limitare l’impatto negativo di questi tratti sulla tua performance nel trading e nella vita in generale.
Una pratica particolarmente efficace consiste nel limitare il self-talk negativo utilizzando una tecnica facente parte della terapia cognitivo comportamentale, chiamata “Episodic Future Thinking” (ETF).
Questa pratica consiste nell’immaginare esperienze personali future in modo specifico e positivo, immaginandosi in uno scenario futuro ipotetico.
Da trader potresti figurarti soddisfatto e calmo nel mezzo di una winning streak. La visione deve essere vivida e viscerale. Talmente realistica e soddisfacente da solleticare la parte più istintiva del nostro encefalo, il cervello rettile.
Dare in pasto al cervello rettile ciò che la tua parte più selvaggia brama è una ricetta vincente per limitare i danni che la bestia interiore potrebbe fare nella vita reale ed al tuo PnL di fine giornata.
“Non seguire l’istinto, Luke”
Nel mondo della finanza si sente parlare sovente di “gut-feeling” e di “fiuto per gli affari”, ma l’istinto è realmente un fattore così importante nel determinare il successo di un trader?
Nel paragrafo precedente ho tirato in gioco il cosiddetto “cervello rettile”, ma vediamo i sistemi cognitivi più nel dettaglio, grazie alla classificazione data dallo psicologo premio Nobel Daniel Kahneman in Thinking Fast and Slow [8]:
- System 1: il cervello rettile, ossia le aree del cervello deputate all’istinto. Opera molto velocemente, senza sforzo alcuno e può processare un’enorme mole di dati a scapito dell’accuratezza del ragionamento, affidandosi quindi ad associazioni primitive e scorciatoie varie.
- System 2: la parte razionale e conscia del cervello, impiegata nei processi logici e matematici. È’ più lenta a processare le informazioni rispetto al system 1 ed impiega un quantitativo significativamente maggiore di sforzo, tuttavia consente all’uomo di pensare in maniera razionale.
L’uno non esiste senza l’altro. Il system 1 funge da filtro ambientale per passare al system 2 le informazioni realmente rilevanti da processare in modo più elaborato.
Esempio: quando lo stomaco è vuoto, il System 1 induce nel cervello una sensazione di fame, facendoti venire voglia di mettere sotto i denti qualsiasi cosa sia a portata di mano.
Il System 2 ti consente di scegliere cosa mangiare in maniera più oculata, razionalizzando sul fatto che sei a dieta e che quindi magari una fetta di cheesecake non sia la scelta ideale per sopprimere il craving del momento.
Nel trading chi si lascia dominare dal System 1 è facile preda del FOMO (Fear Of Missing Out): ossia aprire una posizione -spesso con un lottaggio sconsiderato- per pura reazione istintiva, magari complice il rilascio di una news o del Revenge trading.
Spock sarebbe un buon trader?
Nel libro “Alpha Trader” viene effettuata una review di un’ampia mole di studi di natura psicologica condotti sui trader di vari hedge fund. Da questi emerge che la razionalità costituisca il tratto di maggiore impatto positivo nei trader di successo [9].
Il cosiddetto quoziente di razionalità (RQ) ha una rilevanza più alta rispetto al quoziente intellettivo (IQ) sulla performance di trading di un ampio campione di individui.
Al contrario, l’overconfidence è il tratto comportamentale che riesce a predire meglio il fallimento nell’attività di trading ed in qualsiasi task in cui la performance sia fondamentale, come negli sport o nell’imprenditoria.
Come facilmente intuibile, il ragionamento razionale è direttamente associato al System 2, mentre un’eccessiva confidenza nelle proprie abilità è il sottoprodotto dell’istinto e quindi del System 1.
Sebbene IQ ed RQ siano positivamente correlati, livelli di IQ particolarmente alti non rendono immuni allo sviluppo del “confirmation bias” o “pregiudizio di conferma”.
Esattamente come gli individui normali, le persone particolarmente dotate dal punto di vista cognitivo sono comunque potenziale preda del System 1 che può portare questi soggetti a sviluppare un’eccessiva confidenza nelle proprie abilità, o, al contrario, il fenomeno opposto: una sottostima delle proprie capacità.
Entrambe le condizioni indicano una dominazione del System 1 sul System 2 che è bene identificare in modo tare da consentire al trader di arrivare ad effettuare una valutazione oggettiva e razionale del proprio trading system tramite un processo di razionalizzazione.
Testare la razionalità
Il quoziente di razionalità è testabile tramite il Cognitive Reflection Test (CRT) [10] e consiste in tre semplici domande:
Una mazza e una palla costano in totale 1,10 dollari. La mazza costa 1,00 dollaro in più rispetto alla palla. Quanto costa la palla?
Se 5 macchine impiegano 5 minuti per produrre 5 widget, quanto tempo impiegherebbero 100 macchine per produrre 100 widget?
In un lago, c’è una zona di ninfee. Ogni giorno, questa zona raddoppia di dimensioni. Se ci vogliono 48 giorni perché la zona copra l’intero lago, quanto tempo ci vorrebbe perché copra metà del lago?
Se hai risposto 10 centesimi, 100 minuti e 24 giorni, significa che il tuo System 1 domina sul System 2 e quindi sei facile preda delle associazioni istintive;
Se invece hai risposto 5 centesimi, 5 minuti e 47 giorni, sei uno Spock in erba.
Dominare il system 1 nel trading
Sei system-1 dominant? Non puoi fare a meno di aprire una posizione in preda all’istinto, complice una news appena uscita? C’è una soluzione: agire razionalmente subito dopo aver soddisfatto l’impulso del momento.
Hai aperto la posizione, bene. Ora fai un passo indietro ed analizza la tua decisione usando il System 2:
L’idea di trading ha una base logica o tutto sommato non c’è alcuna ragione per mantenere il trade aperto?
Se riesci ad identificare una base logica nel trade dopo aver aperto la posizione -al netto delle regole del tuo trading system- bene. Puoi mantenere la posizione.
Se invece, tramite razionalizzazione, ti accorgi che il trade non è sostenuto da alcuna base logica, devi chiudere immediatamente la posizione, pensando al prossimo setup senza aspettare che il trade ritorni a break even.
Nel trading, così come nell’imprenditoria, riuscire a limitare i danni tramite un approccio razionale è di importanza fondamentale è la base della tua sopravvivenza in qualsiasi lavoro di performance.
Psicologia dei limit order e dei market order
Secondo voi su base statistica sono più profittevoli i trader che usano i limit order o quelli che invece entrano aggressivamente a mercato tramite i market order?
In uno studio condotto da van Witteloostuijn, A.; Muehlfeld, K.S. nel 2008 denominato “Trader Personality and Trader Performance: a framework and Fiancial Market Experiment” emerge che quei trader che hanno una frequenza di trading inferiore e lavorano primariamente utilizzando i limit order tendono a performare meglio rispetto a coloro che operano con i market order [11].
Significa che per diventare profittevoli basta cambiare tipologia di esecuzione? No, però piazzare un limit order attendendo il relativo fill è indice di system 2 – dominance. Il trader è paziente, confida nella propria analisi e nelle sue statistiche.
Entrare a mercato aggressivamente invece, nella maggior parte dei casi, è indice di impulsività, sempre che tale pratica non sia sostenuta da un modello statistico e quindi parte di un processo decisionale razionale.
TL:DR
- Il Quoziente Intellettivo (IQ) ha un impatto leggermente positivo, ma non determinante, sulle probabilità di sviluppare le competenze necessarie per diventare dei trader profittevoli;
- Il Quoziente di Razionalità (RQ) è il tratto di impatto maggiore sulle probabilità di buona riuscita nella professione del trading.
- La coscienziosità è la capacità di sapersi organizzare in modo efficiente. È un tratto estremamente importante per ogni pro-trader e può essere migliorato tramite:
- Gestione della frizione decisionale;
- Sfruttamento dell’effetto Zeigarnik;
- Implementazione dei micro-goal.
- Lasciarsi dominare dal System 1 (il cervello rettile) nel trading, significa essere facile preda del FOMO e del revenge trading, rendendo così impossibile l’applicazione di una qualsiasi strategia di trading ben pensata.
- Il System 1 può essere dominato tramite Episodic Future Thinking (EFT)
Conclusione
Il settore del trading è magnifico, ma non è per tutti. La libera accessibilità ai mercati è una trappola per coloro che non sono in grado di affrontarli con un approccio razionale. Certi individui sono più predisposti rispetto ad altri a sviluppare il mindset adeguato per sopravvivere nella giungla della finanza.
Brent Donnelly in “Alpha Trader”, libro di cui consiglio caldamente la lettura nel caso tu voglia approfondire ulteriormente le tematiche trattate in questo articolo, propone la seguente equazione: Successo nel trading = pensiero razionale + IQ + autocontrollo – overconfidence.
In ogni caso, trattandosi di un’attività in cui è richiesta l’applicazione costante del System 2, preparati ad una buona dose di sforzo.
Letture consigliate
- Menno Henselmans: “The Science of Self-Control” (ENG)
- Brent Donnelly: “Alpha Trader” (ENG)
- Daniel Kahneman: “Thinking, Fast and Slow” (ITA)
- James Clear: “Atomic Habits” (ITA)
Referenze
[1] What’s the Day Trading Success Rate? The Thorough Answer | Invezz
[2] Self-published Books & Authors Sales Statistics [2023] – WordsRated
[3] A Bookselling Tail (publishersweekly.com)
[4]True grit and genetics: predicting academic achievement from personality – PMC (nih.gov)
[6] (PDF) The Impact of Self-Control on Investment Decisions (researchgate.net)
[7] Zeigarnik effect – Wikipedia
[8] Thinking, Fast and Slow – Wikipedia
[10] Cognitive reflection test – Wikipedia
[11] Trader personality and trading performance: A framework and financial market experiment (uu.nl)