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News: la maggior parte dei Trader alle prime armi non le prendono in considerazione, per poi stupirsi di ordini Stop market colpiti e fillati con enorme slippage; financo talvolta vedersi il conto direttamente liquidato con una margin call

La rubrica “Conosci il tuo mercato” è destinata all’approfondimento di quegli aspetti relativi al funzionamento dei mercati finanziari, i quali, pur giocando un ruolo diretto sull’operatività dei Trader, vengono sovente ignorati

Precedentemente ho descritto la differenze che intercorrono tra Datafeed MBO ed MBP

Questo secondo capitolo tratterà le motivazioni tecniche per cui nei mercati la volatilità tenda ad aumentare di intensità al momento del rilascio delle cosiddette “news ad alto impatto” – ad esempio il rilascio di nuovi dati da parte delle banche centrali, di alta rilevanza sul piano macroeconomico –  dando modo al Trader (o aspirante tale) di valutare come comportarsi di conseguenza. 


Relazione tra liquidità e volumi 

 

La volatilità di uno strumento finanziario ha solitamente una relazione inversamente proporzionale con la liquidità presente nel Book. Per liquidità si intende il quantitativo di ordini limite piazzati per ogni tick di prezzo. 

Più liquido è un mercato, più alto sarà il volume necessario di ordini eseguiti al prezzo di mercato (market orders) per causare un uptick o un downtick, cioè un effettivo movimento del prezzo. 

Nell’esempio riportato di seguito è possibile vedere il DOM (Depth of Market) di tre strumenti finanziari diversi a confronto, in ordine di liquidità decrescente, da sinistra verso destra:

  • ZN;
  • ES;
  • NQ. 

I Futures sui titoli del tesoro degli USA (ZN) sono un mercato più liquido rispetto all’ES, quindi meno volatile. Così come l’ES è un mercato più liquido e meno volatile rispetto all’NQ, dove è necessario relativamente poco volume per causare un movimento del prezzo. 

Il volume va contestualizzato a seconda dello strumento che si sta analizzando in quel momento, determinando una media: un livello definibile come “normale”. Lo stesso discorso è valido per la liquidità

Ogni strumento finanziario, quando è in condizione bilanciata, presenta liquidità e volumi a livello “normale”. Il mutamento di uno di questi due fattori -o entrambi- , può innescare un cambiamento repentino delle condizioni del mercato.

La volatilità, quindi, è il risultato del rapporto tra volume e liquidità. Tale relazione si può riassumere in modo seguente: 

  • Alto volume; bassa liquidità =>  alta volatilità rispetto alla norma; 
  • Alto volume, alta liquidità => volatilità normale; 
  • Basso volume, bassa liquidità => volatilità normale; 
  • Basso volume, alta liquidità => bassa volatilità rispetto alla norma.  

Nelle due immagini seguenti su FESX è possibile notare come il crollo repentino della liquidità nel book (primo screenshot) e l’aumento del volume (secondo screenshot) inneschi una fase di volatilità molto più alta rispetto al normale in questo strumento.

Immagini tratte da Chartbook di TicinoTrader su Sierra Charts.

Ma quali sono i player che giocano un ruolo chiave nella determinazione del livello di liquidità di un mercato? 


Day timeframe ed other-timeframe 

 

In questo articolo ho già elencato le diverse tipologie di partecipanti del mercato ed i timeframe in cui essi operano.

In rete è diffusa una credenza secondo cui i fondi che operano con algoritmi di trading ad alta frequenza (HFT) manipolino il mercato, influenzandone direttamente la volatilità. L’intento finale, secondo questa teoria, sarebbe quello di generare spike di prezzo ad hoc per cacciare gli Stop Loss piazzati dai Trader retail, cagionando panico e disperazione.

In realtà, sebbene sia veritiero che gli HFT occupino un ruolo importante nella determinazione della liquidità presente nel Book, i partecipanti del mercato più a lungo termine (other-timeframe), come grossi investitori e fondi istituzionali -i quali, come già visto, entrano a mercato senza curarsi delle oscillazioni del prezzo a breve termine– sono coloro che hanno il maggiore impatto sulla Price Action in termini di volatilità

Ciò è dovuto dal fatto che essi tendano ad entrare a mercato a scaglioni (TWAP) aggredendo la liquidità presente in modo costante nel corso dell’intera sessione di trading. Non è da dimenticare infatti che i fondi prendano le loro decisioni sulla base dell’analisi dei fondamentali. Il rilascio di nuovi dati con un forte impatto sul piano macroeconomico può innescare necessità immediata di hedging o ribilanciamento del portfolio istituzionale. 

Tale attività è spesso all’origine di sessioni di trading in fase di trend sbilanciato e monodirezionale. 

Al contrario, l’attività di trading a breve termine e ad alta frequenza ha un impatto diretto pressoché nullo sulla volatilità. Anzi, la sua presenza ha effetto stabilizzante, per il semplice fatto che l’azione aggressiva dei trader a breve termine sia negata qualche momento più tardi dal piazzamento di un limit order nel Book.


Market Makers

 

Gran parte della liquidità immessa nei mercati è provveduta dai cosiddetti “Market Maker designati”. 

Essi hanno l’obbligo di provvedere liquidità fino al “Top of the Book”, cioè i livelli più alti visibili su Bid ed Ask, assumendosene il rischio in cambio relative agevolazioni. Tale attività consente di agevolare le transazioni tra i vari partecipanti del mercato, garantendo la presenza di liquidità

Tuttavia, nei mercati non esistono soltanto i Market Maker designati. Molti fondi usano algoritmi di trading ad alta frequenza (HFT) che applicano le medesime strategie di Market Making utilizzate dai Market Maker designati, o simili. 

Questi partecipanti cercano di porsi in cima alla coda dei limit order presenti su un tick di prezzo, per poi tentare di uscire dalla posizione a +1 tick di profitto, spostando immediatamente lo stop a in pari. Ciò accade per contatti multipli con una frequenza di migliaia di eseguiti al giorno, sfruttando esclusivamente il cosiddetto “Inside Market”, cioè lo scambio tra best Bid ed Ask.

In condizioni di mercato normali questo tipo di attività contribuisce a rendere i mercati ancora più liquidi, aumentando il quantitativo di contratti pendenti su ogni tick di prezzo.  

L’attività di Market Making, però, non è esente da rischi, ed Il maggior pericolo che corre chi segue questo tipo di strategia è il cosiddetto “Sweep”. 


Sweep

 

Uno Sweep fondamentalmente è un market order sufficientemente grosso da colpire sia il best Bid/Ask, che il Bid/Ask sul tick successivo. Soltanto entità dotate di tasche particolarmente profonde sono in grado di entrare a mercato con tale potenza, ma il potere di Sweep è anche subordinato al mercato di riferimento: per un ente privato di investimento è più facile muovere il prezzo con un market order su un mercato come NQ o BTC piuttosto che sui Bond

Coloro che svolgono attività di Market Making senza essere Market Maker designati non hanno alcun obbligo nel continuare a provvedere liquidità in modo perpetuo. Quindi se i fondi che basano la propria operatività in questo modo pensano che il rischio di Sweep sul mercato in cui essi operano sia elevato – ad esempio perché le condizioni attuali potrebbero suscitare l’interesse di un “pesce grosso”- essi possono cessare temporaneamente la propria attività

La conseguenza diretta di tale interruzione è che il mercato diventa meno liquido, ponendo le condizioni per un aumento della volatilità. Nel momento in cui i grossi investitori entrano in azione, aggredendo la liquidità rimanente con ampi volumi, il gioco è fatto. 

Come già accennato, Il rilascio delle cosiddette “news ad alto impatto” sono proprio uno di quegli eventi in cui l’interesse dei grandi investitori viene sollecitato, portando all’interruzione temporanea degli algoritmi di Market Making da parte delle firm HFT

Consumer Price Index della FED: esempio news ad alto impatto. 


Liquidità e news ad alto impatto

 

Chiarito il motivo per cui i Market Maker non designati vogliano operare prevalentemente in condizioni in cui il rischio di Sweep sia minimo, dovrebbe essere abbastanza facile capire come mai pressoché ogni mercato diventi più volatile al rilascio di quei dati che hanno un impatto sulla politica monetaria dei cosiddetti paesi traino, come USA ed EU: si tratta di fattori macroeconomici importanti che guidano il ribilanciamento del portfolio dei grandi investitori facenti parte del cosiddetto “other-timeframe”. 

Pertanto chi opera nel “day-timeframe” -specialmente basandosi su strategie ad alta frequenza a Delta neutro– preferisce smettere di operare temporaneamente per evitare di correre rischi inutili che potrebbero risultare in enormi perdite. 

In questo esempio su FESX è possibile notare come prima del rilascio dei dati del Consumer Price Index del 13/09/2022 da parte della FED, la somma della liquidità totale sul Bid sia equivalente a 15400 contratti, mentre sull’Ask sia pari a 12100 contratti. 

Al momento esatto del rilascio dei dati si può notare come la liquidità totale lato Bid sia crollata a 3090 contratti, mentre sul lato Ask vi siano solamente 2219 contratti, rendendo il mercato estremamente volatile -a parità di volumi– rispetto alle condizioni normali. 

Lo stesso si può notare per l’ES nella seguente immagine: Pre CPI: 1413 contratti totali lato Bid, 1504 lato Ask; Post CPI: 504 contratti lato Bid, 639 lato Ask.

 


Ha senso operare durante il rilascio delle news? 

 

La risposta, come sempre, è legata alla strategia del trader ed al suo “edge statistico”. 

In particolar modo: 

  • La strategia tiene conto della repentina diminuzione della liquidità che si determina in questo contesto e di tutte le relative conseguenze anche sullo spread offerto sui CFD dai Broker abilitati
  • L’aumento della volatilità è posto come una condizione necessaria per arrivare al target dell’operazione? 
  • Viene preso in considerazione il rapporto tra expected value ed actual value al rilascio dei dati per avere conferma del proprio bias? 

Se le risposte a queste domande sono affermative, allora operare durante il rilascio delle News può avere senso. Altrimenti si tenga in considerazione che la maggior parte dei trader intra-day professionisti -analogamente a chi opera con algoritmi HFT- si limita a sospendere la propria attività di trading in prossimità del rilascio delle news ad alto impatto, per poi riprendere quando la liquidità ritorna allo stato normale. 


TLDR

 

  • La volatilità di uno strumento finanziario è condizionata dal rapporto tra volume e liquidità.
  • La liquidità causa “attrito”, aumentando il volume a mercato richiesto per determinare un uptick o un downtick di prezzo. 
  • I mercati più liquidi tendono ad essere meno volatili
  • I mercati meno liquidi tendono ad essere più volatili.  
  • Una volta determinate le condizioni di liquidità e volumenormali” per uno strumento finanziario, è possibile prevedere il livello di variazione della volatilità a seconda delle seguenti condizioni di rapporto tra volume e liquidità
    • Alto volume; bassa liquidità =>  alta volatilità rispetto alla norma; 
    • Alto volume, alta liquidità => volatilità normale; 
    • Basso volume, bassa liquidità => volatilità normale; 
    • Basso volume, alta liquidità => bassa volatilità rispetto al normale.  
  • I trader ad alta frequenza (HTF) ed i Market Maker provvedono liquidità, rendendo quindi più “efficienti” le transazioni tra i vari partecipanti del mercato.  
  • I trader a bassa frequenza e gli investitori (other-time frame) tolgono liquidità, entrando a mercato in modo uni-direzionale ed a scaglioni sulla base del rilascio di dati macro-economici o altri fattori legati all’analisi dei fondamentali
  • Le strategie adottate dai trader ad alta frequenza (HTF) sono a Delta neutro, pertanto essi smettono di operare quando il rischio di “Sweep” sull’orderbook è più alto rispetto al normale, ad esempio in prossimità del rilascio delle news ad alto impatto. 
  • Quando un fondo che opera ad alta frequenza smette di operare, esso toglie liquidità dal mercato, ponendo le condizioni per innescare maggiore volatilità, specialmente nel caso in cui i volumi aumentino. 
  • Fare trading durante il rilascio delle News è pratica assennata soltanto se si è supportati una strategia con un provato edge statistico, che sia relativo a questo particolare contesto. Altrimenti è meglio stare alla larga, specialmente sul fronte intra-day. 

Conclusione

 

Con questo articolo mi auguro di aver fatto luce sull’attività di Market Making e di come questa sia fondamentale per consentire l’operatività a tutti i partecipanti del mercato, fugando qualche complottismo di troppo. 

Fare trading durante il rilascio di dati come il CPI è un’attività rischiosa, ma prossimamente tratterò come interpretare i dati relativi alle news ad alto impatto per validare scenari di trading predeterminati. 

Al prossimo capitolo e buon trading!